|
|
Assamiti
Originari
dell'Arabia, i membri di questo clan si sono guadagnati la fama di
assassini a causa della loro visione della Diablerie come
avvicinamento a "Lui". Durante il Medioevo gli Assamiti
uccisero così tanti anziani che la Camarilla indisse una caccia
di sangue contro l'intero clan. Dopo 7 anni di guerre il clan fu
costretto alla resa e dovette subire da parte del concilio dei
Sette dei Tremere l'esecuzione di un rituale che gli impediva di
bere sangue dagli altri fratelli. Tuttavia gli Assamiti riuscirono
comunque a continuare la loro caccia utilizzando il sangue, che
esigono come pagamento, per abbassare la propria generazione
mediante un rituale. Inoltre di recente il clan ha sviluppato una
forma di taumaturgia che lo ha reso definitivamente libero dal
rituale Tremere.
Nonostante non siano legati al clan tramite dominazioni o patti di
sangue gli Assamiti sono leali al clan fino alla morte. Se un
membro del clan venisse ingannato o attaccato, l'offensore avrà
contro l'intera stirpe. Tuttavia il loro codice li porta a non
vendicare un assassino ucciso dalla propria vittima e a portare
avanti un contratto stipulato anche se il proponente muore.
Soprannome: Assassini
Aspetto: Normalmente hanno origini mediorientali
e di conseguenza le caratteristiche somatiche dei popoli di quei
luoghi. Inoltre mentre gli altri vampiri col passare del tempo
diventano più pallidi, gli Assamiti diventano sempre più scuri
di carnagione anno dopo anno.
Rifugio: Gli anziani risiedono ad Alamut, una
fortezza situata in un luogo segreto su un monte dell'Asia minore.
I neonati scelgono i luoghi più inaccessibili.
Discipline di Clan: Oscurazione, Quietus, Velocità.
Punti
deboli:
Il clan obbliga i membri a pagare un tributo del 10% di sangue al
proprio Sire.
Conseguimento del Prestigio: Il modo più
semplice per ottenere prestigio è perpetrare assassinii perfetti.
Dicono: "Che bisogno c'è di governare su
una misera massa di sicofanti dal momento che siamo già sulla
strada giusta? Non esiste individuo che non tremi al minimo
indizio della nostra presenza, e questo mi lascia in bocca un
gusto più dolce del sangue stesso".
|
|
|